STANGHELLA
“IERI”
Il toponimo Stanghella – abbastanza diffuso sia nella Bassa Padovana, ossia in quella fascia di pianura padana compresa tra il fiume Adige a sud e i Colli Euganei a nord, sia nella zona delle Valle Veronesi – sembra derivare dal latino medioevale stangellum, termine con il quale si indicavano terreni interessati dalla presenza di acque stagnanti.
Il canale Gorzone – ricavato da tratti di un antico corso d’acqua indicato nei testi antichi con il nome di Fossa Lovara e in età preistorica un diversivo dell’Adige – è sicuramente l’elemento topografico attraverso il quale leggere la storia degli insediamenti di Stanghella fino al Medioevo.
In epoca preistorica, e in particolare nell’età del Rame e del Bronzo, il territorio di Stanghella fu caratterizzato dalla presenza di diversi insediamenti, come testimoniano i numerosi ritrovamenti archeologici concentrati soprattutto con i confinanti comuni di Solesino e Pozzonovo. Tra questi il più importante è il villaggio sito in località Selva di Stanghella – risalente al 2500 a.C. circa e abitato per più di mille anni, a oggi la principale stazione eneolitica rinvenuta in Veneto – nel quale sono stai ritrovati 28 inumati. I relativi corredi funebri e il ricco strumentario costituito principalmente da lame di pugnale, cuspidi di freccia e raschiatoi in selce finemente lavorata, sono esposti nelle sale del Museo Civico Etnografico del Comune.
Il successivo periodo romano ha lasciato consistenti tracce sia nei numerosi luoghi che hanno restituito reperti – tra cui resti di tombe e fattorie – sia nei tracciati delle diverse centuriazioni – parte dei quali sono ancora oggi ricalcati da fossati, strade campestri e confini – che testimoniano dell’intensa attività di sistemazione agricola che caratterizzò la presenza romana in questi luoghi.
Nel periodo medioevale l’ambiente era caratterizzato dalla presenza di paludi e acquitrini che occupavano le bassure mentre il territorio, che continuava ad essere abitato, era composto da piccoli villaggi disposti lungo la Fossa Lovara, che erano spesso insediati sui resti di ville romane e comunicavano tra di loro attraverso viottoli rialzati e le vie d’acqua. Il villaggio di Santa Caterina – che compare per la prima volta nel 1220 e che doveva trovarsi sul lato sinistro della Fossa Lovara, dove oggi sorge il capitello dedicato alla Santa – può essere considerato il primitivo villaggio di Stanghella.
Come nel resto della Bassa Padovana, nel corso del Cinquecento, il periodo della dominazione veneziana coincise con un sistematico lavoro di bonifica del territorio voluto dal Magistrato dei Beni Inculti di Venezia. L’area di Stanghella fu resa coltivabile con la realizzazione nel 1558 del Canale Santa Caterina, scavato per velocizzare le acque di piena della Fossa Lovara e immetterle nella grande palude detta “La Griguola”, oggi individuabile nell’area di Stroppare.
L’imponente mappa catastale del “Retratto del Gorzone”, anch’essa esposta all’interno del Museo, fu commissionata proprio dal Magistrato veneziano e “fotografa” il territorio che va da Montagnana ad Anguillara Veneta, delimitato a sud dal corso dell’Adige, prima di queste ingenti opere di bonifica realizzate dai Veneziani nell’ottica di una riconversione ad uso agricolo dell’intera zona.
Il primo nucleo insediativo della moderna Stanghella fu improntato dalla famiglia Pisani, una delle più ricche del patriziato veneziano, che acquistò queste e altre terre – tra cui Boara Pisani, una parte di Solesino e di Vescovana – messe all’asta dalla Repubblica di Venezia, pianificando tutto il territorio in senso agrario. Nel 1592 la nascita del nuovo insediamento fu sancita dal permesso di edificare una chiesa concesso dal Vescovo di Padova ad Alvise Pisani.
La dominazione veneziana in questa regione durò fino alla fine del Settecento e, in pieno Ottocento, la quasi totalità della popolazione di Stanghella era impiegata stagionalmente nel grande latifondo della famiglia Centanini e viveva in casupole di canna con il tetto di paglia allineate lungo via Canaletta e via Santa Caterina, che rappresentavano gli argini dell’omonimo canale. In questo momento le costruzioni emergenti erano soltanto la Barchessa – demolita nel 1896 – il fienile e i granai, la casa canonica e la Chiesa.
Nel 1866 questi territori furono annessi insieme al resto del Veneto al Regno d’Italia.
“E OGGI”
Dal secondo dopoguerra ai giorni nostri la vita e l’economia della comunità di Stanghella non ha subito grossi cambiamenti ed è rimasta prevalentemente legata all’attività agricola. Tra gli anni ‘80 e ‘90 essa ha, inoltre, intrapreso un nuovo processo di sviluppo consentito dalla realizzazione della nuova zona industriale, commerciale e artigianale collocata anche nelle vicinanze al territorio di Vescovana.
Nei primi anni del 2000 la Piazza cittadina è stata oggetto di importanti interventi che hanno messo in evidenza la volontà di mantenere il contatto con le generazioni che ci hanno preceduto e in continuità con quelle che verranno.
In particolare, sono stati realizzati la fontana della Piazza, a ricordo del vecchio corso d’acqua S. Caterina, e il “muro della memoria” progettato dallo studio arch.+ e dallo scultore Elio Armano.
E’ stato, inoltre, effettuato il ripristino di parte di Villa Centanini – per poter dare sede al locale centro anziani – e un parziale recupero della specola della Villa, della quale viene spontaneo osservare il simbolo con lettere C e S di intarsi in pietra d’Istria, soggetto a diverse le interpretazioni: la C potrebbe essere simbolo della famiglia Centanini, che abitava la villa, e la S potrebbe indicare Stanghella, oppure, da un punto di vista astronomico, la C potrebbe rappresentare la luna in una delle sue fasi e la S la spirale di una galassia.